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La diplomazia del calcio

Aggiornamento: 19 feb 2021

Di Silvia Conticelli


L’ambita realizzazione del sogno cinese, quel Zhongguo Meng (中国梦) più volte protagonista della retorica di Xi, passa anche attraverso lo sport.

Se la cosiddetta “diplomazia del ping pong” (guarda la nostra IGTV per saperne di più) è ormai parte delle cronache storiche, il ruolo propagandistico del calcio in terra cinese è frutto delle accurate strategie politiche degli ultimi anni.



Nonostante l’attuale picco di popolarità, sarebbe però errato pensare che la diffusione di questo sport sia un fatto recente. I primordi del calcio, la cui forma più antica è conosciuta in Cina con il nome di cuju (蹴鞠), risalgono al I-II sec a.C, ma la sua netta ascesa coincide con l’arrivo dei missionari europei nel Paese del Dragone, all’inizio del IXX secolo. È proprio in questo periodo che il sempre maggiore coinvolgimento della popolazione nella pratica calcistica si traduce in un intreccio tra calcio e politica, destinato a durare fino ai giorni nostri.

Dopo la battuta d’arresto negli anni maoisti della Rivoluzione Culturale, la parabola del calcio risale vertiginosamente con l’arrivo di Deng Xiaoping al potere, che promuove la ripartenza del campionato e la rinascita della nazionale cinese, che in questi anni torna a fare parte dei circuiti mondiali.

Nel 1978 una delegazione interista, capitanata da Sandro Mazzola, vola a Pechino per disputare quattro amichevoli, alle quali sembra abbia assistito anche un giovanissimo Xi Jinping, da sempre grande appassionato di calcio.


Fabio Cannavaro è allenatore del Guangzhou Evergrande, con il quale nel 2019 ha vinto il suo primo campionato cinese

Non è un caso dunque che proprio durante l’era Xi, il calcio cinese abbia valicato i confini del Paese, diventando parte integrante della macchina propagandistica del governo. L’azione politica di Xi si muove su due binari paralleli: da una parte punta a rafforzare il calcio dall’interno, attraverso il sistematico reclutamento di giocatori e allenatori stranieri, spesso arrivati alla fine delle loro carriere nel Paese di appartenenza; dall’altra va alla conquista dei mercati stranieri, con il preciso intento di sponsorizzare il brand “Cina” nei campi da calcio nostrani.

Nella seconda puntata del loro podcast Risciò, Simone Pieranni e Giada Messetti approfondiscono questo secondo fenomeno, sottolineando quanto sia significativo vedere un brand cinese come Suning stampato a chiare lettere sulle magliette dei giocatori interisti. L’acquisto per mano cinese di squadre come Inter e Milan sottende ad una più ampia strategia di interesse nazionale, che mira a promuovere e contestualmente controllare gli investimenti all’estero in settori considerati strategici.


La promozione di un gioco con una forte connotazione di aggregazione quale è il calcio ha inevitabilmente un impatto considerevole nella creazione di una immagine della Cina che possa compensare quella “minacciosa” di una nazione in rapido sviluppo sia economico che militare.



La serie animata “Papà Xi” e il calcio è diventata virale sul web cinese

Oltre all’interesse politico, come accennato sopra, il Presidente Xi nutre una sincera ammirazione per questo sport e non ne ha fatto mai mistero, al punto che sono nate molte serie animate e illustrazioni che testimoniano proprio questa passione. Non è escluso che ai tempi di Xi la diplomazia del ping pong lascerà tacitamente il posto a quella del calcio.

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