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Google, colpo a Huawei

Aggiornamento: 19 feb 2021

Di Teresa Tropea e Alessia Brezzano


Un solo granello di feci di topo può rovinare un’intera padella di riso. -Sun Zhengcai


Come tutte le mattine, mi ritrovo in ufficio a leggere le notizie del giorno. Corriere della Sera, a caratteri cubitali: “Google, colpo a Huawei: sospese le licenze Android ai telefonini cinesi”.


Apro WhatsApp. Tre messaggi. Amica1, possessore di Huawei Mate 20 pro: “Adesso non posso più aggiornare le mie App? Cosa vuol dire che gli aggiornamenti sono sospesi? E tutte le mie foto? Devo salvarle su un cloud?” Apro Instagram, stessa storia. Amico2, il più sfortunato del nostro racconto. Mi comunica che il giorno prima aveva appena ordinato un computer Huawei. L’ordine è ancora in viaggio con AliExpress. Niente da fare, non si può annullare.


Ovunque questa notizia ha generato confusione tra i possessori di Huawei. Ma cosa è veramente successo? Facciamo qualche passo indietro.


Erano i primi di Dicembre 2018, quando a Buenos Aires, in occasione del G 20, dopo ben due ore di colloquio (più un lungo applauso che nemmeno Leonardo Di Caprio agli Oscar), Donald Trump e Xi Jinping trovarono finalmente una tregua per spezzare l’inasprimento dei dazi commerciali. Ma ecco che qualche giorno dopo arriva il seme della discordia: il direttore finanziario del colosso cinese Huawei, Meng Wanzhou, era stata arrestata all’aeroporto di Vancouver su richiesta delle autorità statunitensi con l’accusa di aver infranto le sanzioni americane contro l’Iran.


In realtà sin dall’amministrazione Obama, l’azienda cinese veniva sospettata e accusata dagli USA. Infatti, Ren Zhengfei, padre di Meng e fondatore di Huawei, è stato ingegnere nella divisione militare cinesefino agli inizi degli anni Ottanta. Sorge “spontaneo” pensare che se un’azienda privata cinese fornisce tecnologia a Paesi occidentali, il governo di Pechino potrebbe trarne vantaggio intercettando e spiando i dispositivi. L’ingerenza cinese negli affari delle aziende private è un fatto ormai accertato, ma la compagnia telefonica ha sempre respinto ogni tipo di collaborazione col governo.


La notizia dell’arresto ha scatenato indignazione tra i cinesi. L’ambasciata cinese ad Ottawa ha denunciato la detenzione di Meng, affermando come sia un fatto che violi fortemente i diritti umani, impegnandosi a prendere tutte le misure per proteggere in maniera risoluta i diritti di Meng. Ciò che aggrava la situazione è che fino a poche settimane antecedenti all’arresto, un alto dirigente dell’azienda cinese di Huawei e il manager della società iraniana Skycom Tech Co Ltd, abbiano avutoun incontro. A ciò si aggiunge la presenza di almeno tre individui cinesi nei dati dei conti bancari sia di Huawei che di Skycom in Iran. Ma Huawei non era l’unica compagnia internazionale che continuava a fare affari con l’Iran. Anche la ZTE (azienda cinese che progetta e produce dispositivi esistemi di telecomunicazione) pare abbia affari con l’Iran.

Allora perché gli Stati Uniti hanno perseguito proprio Huawei?

Innanzitutto Huawei ha rimandato a settembre l’arrivo sul mercato del suo smartphone pieghevole, il Mate X, per “assicurarsi che il dispositivo funzioni alla perfezione”. Il bando americano nei confronti di Huawei è congelato fino al 19 agosto e sarà quindi attivo prima del lancio commerciale del Mate X. Mentre pare che il lancio del nuovo laptop, il MateBook X Pro, sia rimandato per problemi legati alle tensioni con gli Stati Uniti. L’azione degli Stati Uniti contro Huawei danneggerà gravemente la compagnia cinese. Giusto per dare qualche numero: le vendite degli smartphone si sono ridotte del 40%. Dei 92 fornitori principali di Huawei, 33 sono società statunitensi, compresi i produttori di chip quali Intel, Qualcomm, Broadcom, Marvell e Micron.


Nel primo trimestre del 2019 Huawei risulta essere il secondo produttore di smartphone al mondo con il 19% del mercato, dietroal 32 % di Samsung e davanti all’11 % di Apple. L’eventuale divieto (solo in Europa!) di acquisto dei dispositivi cinesi per lo sviluppo delle reti 5G costerebbe alle telco 55 miliardi di euro. Forse già dall’autunno 2019 Huawei potrebbe avere il suo sistema operativo che, secondo Richard Yu, capo della divisione consumer business di Huawei, sarà lanciato al più presto (addirittura in autunno!). Potrebbe ciò comportare la nascita di un nuovo sistema che si contrappone a quello Android. Del resto non è la prima volta che i cinesi vogliono creare il loro prodotto Made in China. Facebook, Instagram e WhatsApp sono bannati in Cina? “Mei shi” 没事! –“Non importa!”- come direbbero i cinesi. Hanno il loro social network made in China -We Chat- di cui vanno molto fieri. Caro Mr. President, non sembra essere il cane che si morde la coda?


Ricapitolando: – Cari amici possessori di un telefono Huawei: non preoccupatevi, non perderete le applicazioni finora installate ma sicuramente non avrete più dal 19 agosto (a meno che le cose non cambino) modo di aggiornarle. – E la povera Meng? E’ stata liberata sotto cauzione qualche giorno dopo alla modica cifra di 7,5 milioni di dollari. – E l’amico2? Dopo diverse imprecazioni ha chiesto il rimborso e dopo un mese è finalmente riuscito ad ottenerlo.

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